Ciao a tutti. Per una volta non scrivo qualcosa che abbia a che vedere con la mia vita qui in Israele. Oggi ce l'ho un po' con "la Repubblica", che in questi ultimi giorni, in un paio di occasioni, mi ha stupito per la poca cura con la quale ha fornito alcune notizie. Non so se si tratti di semplice superficialità (cosa che dopotutto mi auguro) oppure di deliberata volontà di colpire i lettori con le notizie. In entrambi i casi rimane il mio disappunto per questo atteggiamento da parte dal giornale che ritengo la mia principale fonte di informazione sull'Italia e sul mondo mentre mi trovo qui.
La prima notizia, risalente a qualche giorno fa, riguarda uno spot andato in onda durante la partita Nigeria-Svizzera che viene definito dall'autore dell'articolo "una campagna anti-stranieri". In realtà, guardando il video, ho avuto l'impressione che non si tratti esattamente di questo. Lo spot, che si conclude con le parole "don't believe everything you hear", secondo me ha il semplice obiettivo di mettere in guardia contro le illusioni che una società lontana e ricca come la nostra può creare, ma soprattutto contro chi, facendo leva su queste illusioni, mette in moto un meccanismo che spesso sfocia nello sfruttamento della prostituzione e del lavoro illegale. Quindi la sottointesa accusa di razzismo elvetico almeno in questo caso secondo me è inappropriata. Che poi la Svizzera abbia preso una brutta piega, queso è un altro paio di maniche....
La seconda notizia invece riguarda il regista tunisino Moshen Melliti, esiliato nel nostro paese da parecchi anni. Di lui viene detto che "non ha mai potuto assistere alle proiezioni del suo lavoro all'estero". Questa è una balla colossale, visto che io Melliti l'ho visto di persona presentare il suo film al Festival del Cinema di Haifa. E l'ingresso in Israele non è proprio uno dei più facili da ottenere, soprattutto se si è senza passaporto. In più l'articolo parla di una lettera inviata al presidente della Repubblica in cui si esprime sconcerto per il fatto che Melliti, dopo tanti anni nel nostro paese, sia ancora apolide. Tra i numerosi firmatari ci sono alcuni noti registi e produttori italiani anch'essi presenti al festival del cinema ad Haifa. Mi sa che loro ci sono anche andati a cena con Melliti. Se mi impegno posso anche dirvi il nome del ristorante. Nessuna obiezione da parte mia sull'eventuale passaporto italiano per il regista tunisino. E ben vengano le sollevazioni dei colleghi per sveltire la pratica. Mi sta meno simpatico invece il fatto che a volte le notizie vengano confezionate in articoli che fanno volutamente leva sui sentimenti, nel nome di un giornalismo impegnato, anche a scapito dell'accuratezza dell'informazione.
Laila super-tov!
a.
1 commento:
Hei, guarda che dopo due medsi puoi anche scrivere qualcosa...
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