
E' stata una lunga ricerca, con momenti tendenti asintoticamente alla disperazione, ma anche con situazioni divertenti e paradossali. Ho girato Haifa in lungo e in largo e ho conosciuto meglio i suoi quartieri. Ora conosco i nomi delle vie e non mi perdo (quasi) più. Ho conosciuto persone così disponibili a capire la mia situazione di studente all'estero per sei mesi, con nessuna conoscenza dell'ebraico, non particolarmente ricco, che per Natale quasi quasi gli brucerei la macchina, brutti figli di puttana. Ho conosciuto però anche delle persone stupende, che con ogni probabilità diventeranno amici, e nei loro sorrisi sinceri leggo la voglia di incontrare la mia cultura e ascoltare quello che ho da raccontare.
E poi sono comparsi Tomi e Anna e ho capito che finalmente avrei avuto una casa. Una stanza tutta mia. Senza la vista mozzafiato che avevo fin'ora, ma in compenso nel quartiere più bello di Haifa, più vicino all'università rispetto a prima, a due passi da Kikar Sefer, la piazza attorno alla quale si trovano numerosi bar e ristoranti, uno dei centri della vita notturna. Ho la connessione ad internet e la lavatrice (mia vera preoccupazione di queste settimane) e un po' alla volta riuscirò a personalizzare questo mio spazio. Qualcuno può prestarmi un tavolo?
Dei miei coinquilini vi parlo un'altra volta. La prima impressione è ottima ma prima di buttarmi in giudizi spassionati preferisco aspettare qualche giorno. Vi dico solo che sono di Budapest e come me si fermeranno qui fino alla fine di febbraio. Loro fanno parte della International School e hanno già un giro di amicizie non guasta assolutamente. Ieri sera eravamo ad una festa a casa di una loro amica. C'erano ungheresi, spagnoli, un polacco, un canadese, un paio di israeliani, una tedesca, una danese, e il sottoscritto munito di bottiglia di birra goldstar da 0,50. Ho la vaga sensazione che tutto ciò mi ricordi qualcosa...